domenica 12 gennaio 2020

La mort de Louis XIV (A. Serra, 2016)

Ne La mort de Louis XIV (2016), di Albert Serra, il simbolo della Nouvelle vague (Jean-Pierre Léaud) impersona il simbolo dell'ancien régime (Luigi XIV). Per ulteriore contrasto, il Re Sole è raccontato nel buio claustrofobico della sua camera di morte (anzi, più esattamente, del suo letto, dal quale non s'alzerà più), mentre attorno a lui si discute e si riflette su scienza, fede e... magia. Il corpo ammalato e martoriato del Re, intanto, s'incancrenisce; l'uomo è ridotto alle sue funzioni biologiche e corporali: l'aura e il potere si disfano. Nella mistica dell'ancien régime, il corpo del re faceva tutt'uno con il suo popolo; il discorso, così, non può che diventare politico e toccare il tema del potere (compresa la sua solitudine) nelle sue varie forme (c'è tanto Foucault nella messa in scena del regista Albert Serra). Un film quasi puro nella forma, fotografato (si potrebbe dire dipinto) con tutte le tonalità di colore della putrefazione e degli atlanti settecenteschi d'anatomia, durissimo e terrificante, anche se a tratti sarcastico, e con un finale sulla speranza negativa davvero angosciante (e attualissimo). Recitazione gigantesca di Jean-Pierre Léaud.

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