venerdì 27 luglio 2018

L'amore secondo Isabelle (Un beau soleil intérieur, C. Denis, 2017)

«Innamorarsi non significa sapere di cosa si ha bisogno, o che cosa si vuole, e mettersi perciò in cerca di qualcuno che abbia quel requisito: il "miracolo" dell'amore è che si scopre di che cosa si ha bisogno soltanto quando lo si trova», così Slavoj Žižek definisce l'evento in amore, come declinazione specifica dell'"evento", più in generale, nella cultura occidentale (Žižek, Evento, trad. it. Utet, 2014).

Isabelle, la protagonista di Un beau soleil intérieur (2017) di Claire Denis, sceglie dunque la strada sbagliata per trovare l'amore: lo cerca. Il film è un resoconto piuttosto riuscito del nomadismo affettivo e sentimentale che caratterizza i cinquantenni di oggi alla ricerca del fantasma dell'amore romantico. Un nomadismo che riesce perfino a muoversi dentro e oltre i confini tra gli strati (la classe, il ceto, il colore della pelle) e gli "ambienti" sociali (a Isabelle viene esplicitamente consigliato dagli amici di frequentare persone del suo stesso milieu). In questo senso, la protagonista si fa testimone d'un cambiamento radicale avvenuto nella concezione moderna dell'amore, il quale "ci raccomanda di seguire i dettami del cuore, non del milieu sociale" (Eva Illouz, "Perché l'amore fa soffrire", trad. it. il Mulino, 2015).  

Le relazioni impossibili si susseguono, alcune durano lo spazio di una notte, e Parigi - da sempre la location romantica per eccellenza - sembra rimanere timidamente nell'ombra, facendo ogni tanto capolino con la cima della tour Eiffel. Nell'ombra si trova anche la condizione esistenziale di Isabelle, che soffre per amore. Per Eva Illouz, oggi si soffre di più per amore, perché l'individuo contemporaneo è spinto continuamente a compiere delle scelte in assenza di cornici e norme culturali rigide. Queste ultime, un tempo, orientavano e ordinavano le preferenze sentimentali su basi morali e di eccellenza del carattere, trascendendo l'interesse individuale e sopratutto il desiderio. Oggi, invece, sono l'idea di autenticità del sé e il desiderio a determinare le scelte. Ma tutto ciò ha un costo: è rischioso, rende precarie le relazioni, esposte a quella che i teorici delle decisioni (ad esempio, J. Elster, G. Becker) chiamano la "trappola dei massimi locali", bisogna sostenerne individualmente le responsabilità.

Su questa "ecologia" e "architettura" della decisione, il mutamento sociale ha impresso una svolta decisiva. Illouz ci dice che le emozioni nella modernità operano in continuità con la logica del capitalismo: gli attori sociali devono accumulare capitale sessuale, per sfruttare il potenziamento di status che ne deriva. Ciò determina un "mercato" degli incontri, in cui domina la logica individualistica, figlia della rivoluzione moderna. Il bisogno di affermazione individuale è dunque il motivo di alcune "patologie" contemporanee esiziali per i rapporti di coppia quali il narcisismo, la tirannia della bellezza e della moda, l'incapacità di scegliere, la fobia da impegno, l'analfabetismo emotivo diffuso. Questa accumulazione "capitalistica" di partner è oggetto di un mirabile racconto, Il simposio, tratto da Gli Amori ridicoli di Kundera (trad. it. Adelphi, 1988). In un passaggio chiave, il personaggio del primario dice al dott. Havel: "L'erotismo non è soltanto desiderio di un corpo, ma in egual misura anche desiderio di stima. Il partner che avete conquistato, che vi desidera e vi ama, rappresenta il vostro specchio, la misura di ciò che siete e di ciò che valete. [...] Se andate a letto con tutti, cesserete di credere che una cosa tanto banale come fare l'amore possa avere per voi un autentico valore. Per cui, il significato vero lo andrete a cercare proprio dalla parte opposta".

Isabelle è dentro il Normale caos dell'amore (Ulrich ed Elisabeth Beck, trad. it. Bollati Boringhieri, 1996): il caos generato da un mondo in rapido cambiamento, che a fronte di una libertà illimitata impone agli individui la responsabilità di scelte continue e difficili, ed esaspera la tensione tra realizzazione personale (Isabelle è una pittrice) e impegno per gli altri (il compagno, la famiglia), tra sicurezza e avventura (E. Perel, "L'intelligenza erotica", trad. it. Ponte delle Grazie, 2013). La "fame d'amore" è un sintomo, un sintomo che è legato all'avvento di relazioni "pure" tra persone; relazioni, cioè, non più convenzionali, non imposte dalla struttura sociale bensì volute: «le persone si sposano per amore e per amore divorziano. Sperano, si pentono e ci riprovano in un ciclo pressoché infinito» (Giddens, La trasformazione dell'intimità, trad. it. il Mulino, 1995). Nel provarci, forse, si vuole anche negare il tempo che passa, col rischio di cadere nel ridicolo: nel film, Isabelle si veste come una ventenne e spesso sembra essere inadeguata nei vari contesti in cui si muove.

Il catalogo di uomini in cerca d'autore che Isabelle incontra sul suo cammino è degno d'un trattato di sociologia (o psicopatologia?) contemporanea. Il registro utilizzato dalla Denis è ambivalente, a volte simpatizza (è il caso dell'attore impersonato da Nicolas Duvauchelle, il quale sembra tormentato dalla "fobia dell'impegno" di cui parla Eva Illouz), altre volte disprezza con forza (è il caso di Vincent, il banchiere, interpretato da Xavier Beauvois).

Love is the answer si cantava negli anni Sessanta. Oggi è sempre più vero, perché di fronte alla complessità del mondo l'amore sembra un'ultima ragione di vita. Il problema è che è una risposta disperata, una sorta di paradosso. Del resto, se lo cerchi l'amore non arriva, come ammonisce Žižek. Esso è evento. Quando poi lo trovi, scopri che non dura. Questo è ciò che capita a Isabelle (una Julilette Binoche mai così brava, nudissima e bella), e il finale molto insolito - coi titoli di coda ancora dentro il film - lo sottolinea. Le risposte (anche quelle morali) vengono dal dialogo, dall'"agire comunicativo" direbbe Habermas. In assenza di certezze, non resta che dialogare in attesa di un evento che proponga una nuova configurazione delle cose. Un po' come il sole (evocato nel titolo originale) che penetra in un posto buio e gli fa assumere una nuova forma.

Assolutamente vietato ai minori di 45 anni.

Il trailer del film