giovedì 15 settembre 2016

Orecchie (A. Aronadio, 2016)

Orecchie, di Alessandro Aronadio, è il film più divertente della selezione di Venezia 2016, proposta da MyMovies.

Tra il grottesco e il surreale, il film racconta una giornata particolare di Daniele (Danile Parisi), docente di filosofia precario, il quale, svegliatosi con un fastidioso fischio alle orecchie, apprende dalla fidanzata, attraverso un post-it, della triste dipartita di un amico di cui in realtà non ricorda nulla.

Preoccupato per una certa deprivazione sensoriale, evocata in modo geniale per lo spettatore da uno schermo stretto, che nel corso del film va pian piano allargandosi, come la consapevolezza del protagonista, Daniele trascorre la giornata imbattendosi in una serie di personaggi stravaganti e talvolta sinistri. Alla fine, si presenterà al funerale di Luigi, ma scoprirà che...

Fotografato in un bianco e nero contrastatissimo, quasi espressionista, efficacemente al servizio della causa, Orecchie è un film felicemente depresso. Ci ricorda che non è sempre utile prendersi sul serio, e che certe volte l'intelligenza può essere motivo d'infelicità o essere fuori luogo. Un concetto, quest'ultimo, ben rappresentato dalla sequenza in cui una sorprendente Piera Degli Esposti gioca a fare Franca Sozzani (l'editor di Vogue, peraltro protagonista di un bel documentario presentato proprio quest'anno a Venezia), chiedendo al protagonista del film un ardito collegamento tra Kant e il topless. 

Daniele è uno straniero per il mondo (il libro di Camus fa capolino in una breve inquadratura, e i suoi echi sono spesso presenti nel film), allo stesso modo in cui il mondo è estraneo a lui. Anche la persona che dovrebbe essergli più familiare, la madre, gli appare aliena.   

Bravissimi gli attori, anche se Parisi sembra avere un po' troppe tentazioni da cabaret, con una menzione particolare per Rocco Papaleo (il parroco), Andrea Purgatori (l'otorinolaringoiatra), e soprattutto Massimo Wertmüller (il chirurgo). Incredibile, poi, il cammeo del sociologo Alberto Abruzzese (il professore) che sembra "citare", di passaggio, la teoria del rincoglionimento da TV di Hans Magnus Enzensberger (già oggetto d'attenzione del Moretti isolano di qualche anno fa).

La vita può essere accompagnata da molti fischi fastidiosi, psicosomatici probabilmente, coi quali, tuttavia, si può anche sopravvivere, senza per forza ricorrere alle classiche mediazioni istituzionali (i medici, lo Stato, la chiesa, qui peraltro oggetto d'una sistematica demolizione) per risolverli. Take it easy (rassegnati, smetti di resistere!), sembra essere la sarcastica morale del film. Se muore un io, se ne può sempre fare un altro. E non è detto che sia peggio... Decongestionante (4,5/5)

Il divertentissimo trailer del film

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