domenica 10 maggio 2015

U.N.O. (G. William Lombardo, 2014)

Nenè è solo. È U.N.O. Ed “uno” è il numero più solo che si può comporre, cantava Harry Nilsson in una nota (e stupenda) canzone. Nella stessa canzone, Nilsson scrive però che il «due può essere altrettanto brutto dell’uno», e proprio questa idea sembra far da sfondo al cortometraggio girato da G. William Lombardo, che viene qui recensito.

Un secondo tema del corto sembra essere quello del bisogno: bisogno dell’altro, di libertà ed emancipazione, di senso e di "sensi". Bisogni primari, evocati benissimo dalla fotografia, che proprio su due colori primari, il rosso e il blu, è costruita. La privazione sensoriale di cui è affetto Nenè, che è sordo, e il bisogno vitale di connettersi con la realtà, che ne consegue, viene risolta ora da protesi acustiche, ora da immagini e fantasie, di amici e amiche probabilmente immaginari(e). Ma questi non riescono a sopprimere efficacemente gli "acufeni", le Urla Nelle Orecchie della vita di Nenè, il quale - a un certo punto - dovrà sostenere il proprio inevitabile redde rationem

Montato benissimo, ma recitato meno bene, e con effetti speciali comme ci comme ça, U.N.O. è un corto sicuramente interessante. Anzi, i difetti di fabbrica, quasi gli conferiscono quel côté di genere che l’allineano a molti prodotti di questo tipo. Così come il contributo di certe formule archetipiche dell’horror anni Ottanta. Il finale gödelianamente indecidibile è geniale. Da grande cinema, nel senso reitziano (di “arte del tempo”) e buñueliano (di manifesto epistemologico e tecnico-estetico. Ll'allusione è a Un chien andalou). Ad maiora! 3/5

Il link al corto

Nessun commento:

Posta un commento